Il finlandese Tapio Wirkala e Toni Zuccheri in mostra a Venezia - la Repubblica

2022-09-17 05:52:18 By : Ms. Chirs Liu

Dal 1966 al 1981 l'uomo venuto dal Nord e dai ghiacci dominava la scena italiana accanto ai maestri grandi del design Italiano nella tecnica vetraria, a partire da Gio Ponti e Carlo Scarpa. Il finlandese Tapio Wirkala (1915-1985) scultore, designer, grafico, aveva conquistato molti appassionati tanto che non era difficile imbattersi spesso in un mirabile piatto, capace di catturare le onde del mare, o nei delicati vasi "Bolle" a forma di bottiglia, dai raffinati accostamenti cromatici, altrimenti erano bicchieri dai preziosi inserti di murrine. Tutto un po' diverso dagli oggetti che già aveva disegnato, severi, a base più corposa, destinati a un design "fuori dal tempo" come voleva la manifattura littala, dove collaborava con Alvar e Aino Alto, Kaj Franck; del resto già la Triennale a Milano nel 1951 lo aveva premiato per le sculture e gli oggetti.

Ed é un piacere girare per le sale del museo a esplorare alchimie, segreti, sfide per creare capolavori nel vetro. A partire proprio da Wirkala che a Murano affinò l'incalmo ( tecnica per unire due o tre soffiati di colore diverso) , aggiunse con maestria la filigrana, scopri il colore speciale, talora lagunare, gli azzurri del cielo, le tonalità delle acque, i rosa dei tramonti, i rossi, l'oro della sua storia; introdusse murrine di grandi dimensioni che brillano nei 18 magnifici Piatti 1967-81, presentati in un'installazione al centro della mostra. L'isola aprì un nuovo mondo al finlandese, che instaurò un legame privilegiato con i maestri vetrai; raccontano in catalogo (Skira) Marino Barovier e Carla Sonego che il designer lavorava con loro in fornace adattandosi agli stessi orari e seguendone i dettami, ignorava le distanze linguistiche, tanto da riferire :"Ho constatato che la lingua non è un problema se riesco a entusiasmarli in un progetto; mi aiuto con i designi", se non bastava ricorreva al gesso sul muro e sul pavimento. Arduo scegliere tra "Ai lieti calici", le preziose "Meduse" in filigrana sommersa piuttosto che i Silmä 1966-67, è un crescendo di variazioni per dimensioni,"Cappelli dei gondolieri" per mutare il segno delle campiture e abbinamenti di colori. Le "Bolle'"dalle forme evocative, divennero un'icona Anni '60, come del resto più tardi i "Pavoni" 1981 bottiglie e vasi dalle varianti talpa-rosso e pagliesco-verde .

Quanto a Toni Zuccheri (1936-2008) da studente d'architettura fu chiamato alla Venini per dar vita a un bestiario, (il padre era pittore animalista), presentò alla Biennale del '64 anatre in vetro policromo e in aggiunta alcuni animali da cortile e uccell inconsueti nel vetro e bronzo: il tacchino e la faraona, oltre alll'upupa dalle infinite penne variegate.Seguono vetri trasparenti che si alternano agli opachi dai colori intensi e dalla linea organica ispirata al mondo vegetale, sorprendenti i "Tronchi" blu gialli, dalla tessitura

striata e discontinua.e le "Ninfee" coloratissime che sembrano fluttuare nello spazio. Il bestiario matura via via, declinato in parallelo alle ricerche Anni '70 sulle vetrate grosse con Gio Ponti, lastre di spessore con inserti, qui sono riprodotte le due vetrate-sculture per la sede centrale di Padova 1964, della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. In chiusura a colpire è la "Fenice"' 1986-87 su bronzo dalle magistrali piume multicolore in vetro opaco, é l'opera del passaggio di mano dalla famiglia Venini a Ferruzzi Gardini; dal 2020 proprietario unico é il Gruppo Damiani. La mostra è frutto della collaborazione dell'Archivio Storico Venini e gli eredi Zuccheri.

L'entrata alle Stanze del Vetro (Isola di San Giorgio Maggiore), è gratuita previa prenotazione. Un'esperienza da non mancare.