Titanic: il Mistero del Messaggio nella Bottiglia di Jeremiah Burke – Vanilla Magazine

2022-07-23 05:21:09 By : Ms. Millie Zhuang

Nel maggio 1913 sulla spiaggia di Dunkettle a Cork, in Irlanda, un uomo che passeggia con il suo cane trova una bottiglietta di vetro, chiusa da un tappo legato con un laccio da scarpe, che contiene un rotolino di carta. Ovviamente è incuriosito e la apre. Al suo interno trova un messaggio inaspettato:

From Titanic, goodbye all, Burke of Glanmire, Cork

E’ sufficiente la parola Titanic a far correre l’uomo alla polizia per cercare spiegazioni. Lo scopritore in un primo momento ritiene il messaggio solo uno scherzo di cattivo gusto, il Titanic era affondato il 15 aprile 1912, più di un anno prima.

La polizia inizia le ricerche ed effettivamente nella lista passeggeri viene individuato un Jeremiah Burke di Glanmire che abita a pochi chilometri dal luogo di ritrovamento della bottiglietta. Burke era un passeggero del Titanic che risultava disperso nel naufragio.

Jeremiah Burke era nato il 15 aprile 1893 a Ballynoe Glanmire, un sobborgo di Cork. Due sue sorelle si erano trasferite ai primi del ‘900 negli Stati Uniti, a Charlestown nel Massachusetts, e nell’aprile del 1912 erano finalmente riuscite a risparmiare e a mandare i soldi per il biglietto a Jeremiah affinché le raggiungesse in cerca di lavoro e fortuna.

Jeremiah acquistò il biglietto di terza classe sul Titanic in partenza da Queenstown (ora Cobh) l’11 aprile del 1912, per sé e per la cugina Hanorah Hegarty, di un anno più giovane. Il padre di Jeremiah accompagnò il figlio e la nipote a Queenstown con il suo carro. La madre di Jeremiah invece restò a casa con i figli piccoli, ma salutandolo gli consegnò una bottiglietta di acqua benedetta affinché lo proteggesse nel suo viaggio e nella sua nuova vita.

A Queenstown le navi restavano in rada e i passeggeri dovevano sbarcare o imbarcarsi con dei battelli che facevano servizio da e per la terraferma. Qui sbarcarono 7 passeggeri di prima classe (fra i quali padre Francis Browne e il ragazzo Jack Odell ai quali si devono quasi tutte le foto della nave esistenti) e un membro dell’equipaggio che disertò. Si imbarcarono invece 123 passeggeri, 63 uomini e 60 donne, divisi in 3 di prima classe, 7 di seconda e 113 di terza.

Il Titanic partì alle 14:00 dell’11 aprile 1912 per non fare più ritorno

Alle 23:30 del 14 aprile la nave urtò l’iceberg, per affondare poi il 15 aprile alle ore 02:20 circa, orari comunemente accettati anche se sempre discussi per via delle differenze di fuso orario e per le testimonianze contrastanti dei superstiti.

La notizia dell’affondamento si diffuse in fretta, ma per sapere chi fosse sopravvissuto e chi non ce l’avesse fatta si dovette attendere il 18 aprile, con l’arrivo a New York della nave Carpathia che aveva imbarcato i naufraghi.

La famiglia di Jeremiah in quei giorni stava traslocando e non ricevette notizie ufficiali, la madre apprese del disastro alcuni giorni dopo da un conoscente che si presentò a porgere le condoglianze per la grave perdita.

Non c’erano speranze per chi mancava all’appello, le famiglie aspettavano il recupero dei corpi ma con il rientro della M/N Algerine, ultima delle 4 navi destinate al recupero delle salme, il 19 maggio finì anche quella speranza.

I resti di Jeremiah e della cugina Hanorah, se recuperati, non vennero mai identificati. Dopo il ritrovamento della bottiglietta la madre di Jeremiah venne convocata dalla polizia. Riconobbe immediatamente la calligrafia del figlio e la bottiglietta che aveva riempito di acqua benedetta, ma con il suo ritrovamento ci si pose alcune domande.

La data prima di tutto. Dopo alcuni esami la data poteva essere letta in 10, 12 o 13 aprile ed era scritta stranamente 10 (o 12 o 13) /4/1912 mentre nei paesi di lingua inglese si scrive solitamente prima il mese e poi il giorno. La data del 10 non era possibile, Jeremiah non si era ancora imbarcato, se la bottiglietta fosse stata gettata in mare il 12 o il 13 aprile, avrebbe viaggiato per più di un anno ma quante possibilità ci sarebbero state di arrivare proprio nelle vicinanze di Cork?

La madre di Jeremiah sostenne che per nessuna ragione il figlio avrebbe svuotato la bottiglietta per usarla come contenitore se non in situazione di emergenza, e l’utilizzo di un laccio da scarpe buono per legarla era difficile da credere, sprecare un buon laccio senza avere un ricambio non le pareva credibile, sempre se non in emergenza assoluta.

Secondo lei Jeremiah aveva scritto e gettato la bottiglietta durante le ore precedenti l’affondamento, facendo confusione con la data nel panico del momento. Certo pensare che la bottiglia abbia navigato per tutto l’Atlantico per approdare proprio a Cork è difficile da credere, ma la madre lo vide sempre come un segno divino, ultimo saluto del figlio, e la conservò come una reliquia fino alla morte, avvenuta pochi mesi dopo, nel dicembre del 1913.

La polizia era più propensa a pensare che fosse invece un messaggio di saluto all’Irlanda, che difficilmente Jeremiah avrebbe rivisto, gettato in mare ancora nelle vicinanze di Cork.

Ma come spiegare lo svuotamento dell’acqua benedetta ricordo della madre per un semplice messaggio di saluti?

Negli anni ci sono stati altri ritrovamenti di messaggi in bottiglia provenienti da “navi affondate” che si quasi sono sempre rivelati dei falsi. La madre di Jeremiah Burke non aveva alcun dubbio sulla sua grafia, sul laccio e sulla bottiglia che mai il figlio, da buon irlandese convinto credente, avrebbe svuotato per una ragione banale, e rifiutò sempre l’idea di un falso.

Il mistero è destinato a rimanere tale, a meno di improbabili colpi di scena. L’unica cosa certa è Jeremiah morì nel giorno del suo 19° compleanno il 15 aprile 1912. La vicenda è tornata di attualità nel 2011 quando Mary Woods, pronipote di Jeremiah, ha deciso di donare la bottiglietta al Cobh Heritage Centre, dove è ora esposta nella sala dedicata al Titanic.

Amo la storia, e le storie dietro ad ogni persona o oggetto. Amo le cose antiche e non solo perché ormai ne faccio parte pure io, ma perché la verità è la figlia del tempo.

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