Nel mare discarica i polpi costruiscono rifugi con bottiglie e barattoli (di E. Nicosia) - HuffPost Italia

2022-06-25 06:04:34 By : Ms. Cecilia Zhu

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Una bottiglia immersa nella sabbia, tappi, lattine e perfino batterie usate. Sono le nuove case dei polpi, animali pieni di risorse che stanno adattando le loro abitudini all’abbondanza di rifiuti dispersi negli oceani. Con milioni di tonnellate di oggetti di uso comune che invadono il mare, devastando gli ambienti naturali e provocando gravi danni alla biodiversità sommersa, ancora una volta questi animali hanno dato prova della loro straordinaria capacità di adattamento, trasformando i rifiuti in tane da abitare e rifugi in cui deporre le uova. Un comportamento che alcuni biologi, guidati dai ricercatori dell’Università Federale del Rio Grande e dagli esperti dell’Università Federico II di Napoli, hanno documentato e analizzato per comprenderne l’origine e i pericoli.

Nello studio, pubblicato su Marine Pollution Bulletin, i ricercatori hanno esaminato centinaia di fotografie, scattate da biologi esperti e subacquei amatoriali, ottenute da banche dati online e disponibili sulle piattaforme social. Un approccio di citizen science che ha fornito un vasto set di dati, permettendo di identificare le specie e i materiali coinvolti e il tipo di interazione. È emerso così che 24 specie di polpi, provenienti da tutti i mari del mondo, interagiscono con i rifiuti, dimostrando come il comportamento non sia un fenomeno casuale ma una strategia ormai diffusa fra questi animali.

Dalle coste del Pacifico e dell’Oceano Indiano fino alle acque dell’Atlantico e del Mediterraneo, specie come l’Amphioctopus marginatus, il polpo del cocco, e l’Octopus vulgaris, il polpo comune, stanno adottando sempre di più i nostri scarti come dimore in cui nascondersi o dove deporre le proprie uova. Fra gli oggetti più ambiti come rifugi si riconoscono bottiglie di vetro (32%), barattoli (9%) e lattine di metallo (8%).

Ma quella di nascondersi dentro i rifiuti non è la sola interazione registrata. Molte immagini e riprese testimoniano l’abitudine dei polpi a trascinare oggetti come tappi, coperchi di metallo e contenitori di plastica che questi ingegnosi animali usano per camuffare e fortificare le tane nascoste nella sabbia e fra le rocce. Dei veri e propri accumulatori, come ci spiega Anna Di Cosmo, ricercatrice dell’Università Federico II di Napoli e coautrice dello studio: “Sono animali in grado di capire se un oggetto non è abbastanza grande da offrire un rifugio e lo accumulano allora insieme ad altri, come in una composizione, per costruire la propria tana”.

Anche la scelta dei pezzi ha riservato delle sorprese. Raramente, infatti, le immagini esaminate hanno mostrato l’uso di oggetti danneggiati, suggerendo una preferenza dei polpi verso i pezzi di vetro, plastica e metallo – i materiali più ricercati – meglio conservati. Insomma, rifiuti sì, ma di qualità.

Tutto ciò dimostra ancora una volta l’incredibile intelligenza di questi molluschi. “Un’intelligenza diversa”, come la definisce Di Cosmo distinguendola dalle capacità complesse degli esseri umani, che si concretizza in abilità grazie alle quali l’animale riesce a realizzare il proprio disegno di vita. Aprire barattoli, orientarsi in percorsi complessi e usare oggetti per le proprie necessità sono le molte prove della capacità intellettiva del polpo. Diversi studi hanno dimostrato che queste capacità sono legate alla presenza di un sistema nervoso diffuso, con un cervello centrale, fra gli occhi, e uno periferico che si estende alle braccia e comprende circa due terzi dei neuroni di questo animale.

“È una dislocazione di due cervelli che, seppur connessi, hanno gradi di libertà. Le braccia hanno infatti un certo livello di indipendenza nell’interpretazione delle risposte, una caratteristica unica che ci spiega molte delle abilità del polpo”. Un altro aspetto fondamentale è quello dei sensi. Le ventose, per esempio, non sono semplici organi adesivi ma portano una fitta rete di recettori, per l’olfatto e la visione, che permettono ai polpi di esplorare e “assaggiare” il mondo che li circonda. C’è infine una terza caratteristica che rende speciali questi abitanti di fondali ed è la loro straordinaria versatilità e adattabilità. È stato dimostrato che sono in grado di cambiare colore anche 177 volte in un’ora e si sono adattati a vivere in ambienti molto diversi del mondo sommerso, dalle acque superficiali fino a grandi profondità.

Come fanno a mimetizzarsi rapidamente con gli oggetti che li circondano e a tollerare repentini cambiamenti di temperatura dell’acqua? Secondo un recente studio, il loro segreto risiede nell’Rna editing, la modifica dell’Rna, capacità che permette di cambiare rapidamente l’espressione di determinati geni e raggiungere l’adattamento in tempi brevi. Una grande plasticità che si traduce anche nei comportamenti e sta aiutando questi animali ad adattarsi in un ambiente marino in rapido cambiamento.

Sebbene l’interazione dei polpi con i rifiuti sia nota ormai da tempo, i ricercatori hanno riscontrato negli ultimi anni un aumento di questo comportamento. Se l’aumento può essere spiegato in parte con la maggiore facilità di catturare immagini subacquee, d’altro canto è il crescente inquinamento degli ecosistemi marini che sta incidendo fortemente sulle scelte abitative dei polpi. “L’impatto delle attività antropiche sugli habitat sommersi e l’inquinamento stanno riducendo i rifugi naturali di questi animali, che avendo grandi capacità adattative trovano anche tra i rifiuti quei materiali che più somigliano alla loro scelta naturale”, chiarisce Di Cosmo, sottolineando come per esempio le bottiglie e i materiali più scuri siano fra gli oggetti scelti più frequentemente dai polpi perché ricordano la parte interna delle conchiglie nelle quali si nascondono.

Per quanto ingegnoso quindi, l’uso dei rifiuti come tane rappresenta un grave segnale d’allarme. Inoltre, questo adattamento comporta dei pericoli. Se da una parte, infatti, i polpi trovano una soluzione immediata alle loro esigenze adattandosi ai rifiuti, a lungo termine rischiano di essere fra i primi organismi marini esposti agli inquinanti. “Gli oggetti vanno incontro a una rapida o lenta degradazione, rilasciando microparticelle e materiali tossici nell’ambiente acquatico ai quali i polpi sono immediatamente esposti”, conclude Di Cosmo. Proteggere gli oceani dall’impatto dei rifiuti significa quindi garantire anche la sopravvivenza di questi affascinanti animali, fondamentali per gli equilibri ecologici dei mari.

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