Pesto alla genovese Tigullio Star rustico e genuino, ma i pinoli sono l'1%

2022-09-10 06:38:54 By : Ms. Andy Gu

Redazione Il Fatto Alimentare 3 Maggio 2022 Lettere Commenti

Gentile redazione, vi scrivo per segnalarvi un comportamento dell’azienda produttrice del Gran Pesto alla Genovese Tigullio Star che ho trovato discutibile, anche se forse formalmente corretto. Avendo visto la pubblicità del Gran Pesto sono andata al supermercato e ho comprato un vasetto, attirata all’immagine di un prodotto presentato come rustico e genuino. Una convinzione rafforzata da un’etichetta che mostrava a lcuni degli ingredienti tipici del pesto, come il basilico il grana e i pinoli. Immaginate il mio disappunto quando verificando gli ingredienti in etichetta mi sono resa conto che il prodotto contiene pinoli in una percentuale davvero minima (1%), mentre i semi oleosi presenti in maggior percentuale sono gli anacardi. Inoltre  tra gli ingredienti compaiono patate che non fanno certo parte della classica ricetta genovese. Mi chiedo se sia legittimo indurre i consumatori a pensare che il prodotto sia a base di basilico, formaggio e pinoli quando in realtà è presente una dose non marginale di ingredienti meno pregiati. Resto in attesa di un vostro parere.

La nostra lettrice ha qualche buona ragione per lamentarsi. È vero che sull’etichetta sono indicati in modo chiaro tutti gli ingredienti del pesto – Olio di semi di girasole (32%), basilico (30,4%), patate, sciroppo di glucosio, anacardi, formaggio grana padano DOP (5%) (con proteine dell’uovo), formaggio pecorino romano DOP (4,5%), sale, olio extravergine di oliva (2%), pinoli (1%), aromi naturali, correttore di acidità: acido lattico, aglio –  ma è altrettanto vero che la quantità dei pinoli è sicuramente risicata. Aspettiamo ancora fiduciosi una riposta dall’azienda che abbiamo sollecitato due volte.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos (copertina)

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Una lettrice ci scrive per chiarire un dubbio sulla corretta etichettatura dei cibi con marchio …

C’è da dire che non si spiega la scelta degli anacardi che, ad ogni modo, non è che sia la frutta Secca più economica anzi, l’opposto.. Forse sono più cari dei pinoli..

Non proprio, su Amazon un chilo di anacardi costa meno di 15 euro, un chilo di pinoli può superare i 100 euro…

Anacardi più cari dei pinoli??? Stai scherzando, vero???

Sì, d’accordo, tutto vero e i pinoli sono pochi, però… qualcuno che ha “[…] comprato un vasetto, attirata all’immagine di un prodotto presentato come rustico e genuino. Una convinzione rafforzata da un’etichetta che mostrava alcuni degli ingredienti tipici del pesto, come il basilico il grana e i pinoli.” direi che insomma, se non se l’è andata a cercare, certo non ha fatto un granché per evitarla.

Ma leggere l’etichetta prima di mettere nel carrello proprio no, eh?

Leggere l’etichetta????? Quindi stai dalla parte di quelle aziende che scrivono in grande sull’etichetta per esempio “con olio extravergine di oliva” e poi scopri che ce n’è una quantità infinitesimale e il resto è olio di semi vari????

No: sto dalla parte della lista degli ingredienti dove l’olio di semi vari viene molto prima dell’olio extravergine di olive.

“Leggere l’etichetta” si intendeva come “Leggere la composizione”, non “guardare le belle figurine sul fronte della confezione”

@Laura, tu invece stai dalla parte di quelli che invece di leggere l’etichetta comprano per l’immagine che c’è sulla confezione?!?

Tante volte sono stato attratto dall’immagine dell’etichetta, poi ho preso in mano la confezione, letto gli ingrediente e deciso se procedere all’acquisto oppure no.

@roberto: giustissimo leggere l’etichetta, ma questo non autorizza le aziende a veicolare informazioni inesatte contando sulla distrazione degli acquirenti…

infatti; e poi chi non sa ogi che sull’etichetta figurano ingredienti quasi inesistenti nella lista ingredenti, certo serve fare attenzione a leggerla tutta

Da genovese e conoscitore del basilico e del pesto, dico che che il “Tigullio” NON è il pesto alla genovese. La ricetta storica includeva il basilico pestato nel mortaio di marmo (ecco da dove deriva il nome!) con sale grosso, aglio, pecorino sardo e olio di oliva. Poi il sono stati aggiunti i pinoli per “addolcirlo, e il pecorino sardo è stato sostituito dal formaggio grana; inoltre non si usa più il mortaio, come facevo io tanto tempo fa e si frulla tutto (anche se si perde il fascino di un tempo). Ora è l’industria che inventa prodotti con nomi e immagini accattivanti, ma falsi! In generale il pubblico è indirizzato a scegliere secondo gli indirizzi della pubblicità, mentre dovrebbe informarsi meglio su quello che compra.

Frullando si perde un po’ di sapore: il metallo delle lame e il calore prodotto dal loro roteare sciupano il basilico, gli fan perdere un pò di aroma

ho provato a farlo in casa con le noci brasiliane e a momenti non mi accorgevo neppure che nancavano i pinoli, forse non sono così determinanti per un buon pesto (mi riferisco solo al gusto ovviamente non alla ricetta depositata o all’aspetto commerciale)

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