Romeo Anconetani, il 'Presidentissimo' e vulcanico padre padrone del grande Pisa | Goal.com Italia

2022-09-10 06:37:17 By : Ms. Ellen Zhou

Religioso ma scaramantico, competente ma stravagante, buono ma impetuoso, Anconetani ha guidato il Pisa per 16 anni, di cui 6 in Serie A.

È stato uno dei personaggi più iconici dell'epoca d'oro del calcio italiano, un innamorato del calcio e un suo profondo conoscitore e innovatore, ma anche una figura controversa, con il suo carattere vulcanico e i modi talvolta burberi e impetuosi con cui si rapportava con allenatori, giocatori e giornalisti.

Romeo Anconetani ha rappresentato il Pisa per ben 16 anni, rilevandone la proprietà per 300 milioni di Lire nel 1978, per poi diventarne il presidente, anzi 'Il Presidentissimo' a partire dal 1982 e mantenere la carica fino al 1994. Tutto ciò che lui diceva o faceva nel club toscano era legge e nessuno poteva sindacare a riguardo.

Dalle decisioni sul mercato e sulla squadra, ai numerosi esoneri di allenatori (salvo spesso pentirsi della decisione impulsiva appena presa), passando per i riti scaramantici che era solito fare prima delle partite, come lo spargimento di chili e chili di sale sul prato dell'Arena Garibaldi, lo storico stadio dei nerazzurri, quando c'era lui al comando, padre padrone della società, non era ammesso contraddittorio.

E chi osava polemizzare o contestare finiva spesso per diventare un suo bersaglio, si trattasse di un tecnico, di un calciatore o di un giornalista sportivo.

Di certo il Pisa, durante la sua gestione, ha vissuto gli anni migliori della sua storia, con 4 promozioni in Serie A, una dalla C1 alla B, 6 stagioni complessive vissute nel massimo campionato, l'ultima nella stagione 1990/91, e la vittoria di 2 Mitropa Cup.

L'11° posto colto nella stagione 1982/83 sotto la guida di Luís Vinicio rappresenta il miglior piazzamento assoluto nella storia del club nerazzurro. Non è un caso che da allora i toscani non siano più riusciti a salire così in alto nella gerarchia del calcio italiano.

Nato a Trieste il 27 ottobre 1922, Romeo Anconetani si diploma in Disegno artistico nella capitale giuliana nel 1939 e inizia a lavorare per alcune aziende milanesi, fra cui la Montecatini. Ma alla fine dello stesso anno si trasferisce a Firenze. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale, tuttavia, fa sì che venga arruolato in Fanteria e inviato in Sicilia presso alcuni presidi militari.

I primi passi nel mondo del calcio risalgono agli anni dopo la guerra. Nel 1947 Anconetani diventa infatti segretario della società Le Signe di Signa, Comune in provincia di Firenze. La squadra milita in IV Serie. Il suo percorso prosegue nell'Empoli, dove è voluto dal presidente Rigatti e ricopre la carica di dirigente dal 1950 al 1953.

E in queste vesti che Anconetani introduce per primo in Italia la prevendita dei biglietti, iniziativa che riscuoterà grande successo. Per la sua abilità è quindi voluto da Frati, presidente del Prato, che milita in Serie C. Resta nella società biancazzurra fino al termine degli anni Cinquanta, introducendo anche i treni speciali per i tifosi, altra iniziativa che riscuoterà notevole successo.

Poi un episodio controverso rischia di compromettere la sua ascesa: un maldestro tentativo di combine in una partita Pontassieve-Poggibonsi gli costa la radiazione da parte della Giustizia sportiva, che nei suoi confronti usa il pugno di ferro.

Formalmente impossibilitato a ricoprire incarichi ufficiali per società calcistiche, ecco allora che Anconetani si inventa una nuova figura: il consulente esterno, una sorta di mediatore nelle trattative di calciomercato, di punto di contatto fra club e calciatori.

Inizia nel Prato, dove denuncia, stavolta come parte lesa, un tentativo di corruzione da parte dei pisani in un Prato-Pisa 1-0 della stagione 1959/60. La giustizia sportiva infliggerà al Pisa una penalizzazione di 10 punti in classifica.

Poi lavora per grandi club di Serie A e Serie B: Torino, Napoli, Salernitana, Fiorentina, Palermo, Pisa, Avellino e Taranto si avvalgono dei suoi servigi. Nasce la leggenda del 'Signor 5%': Romeo, da vero precursore di procuratori contemporanei, consiglia dei calciatori alle società e prende il 5% di commissioni sul trasferimento.

Durante gli anni Sessanta del secolo scorso apre un ufficio a Livorno e crea così 'l'Archivio Anconetani', un arcaico database cartaceo, in tempi in cui Internet è ancora decisamente molto lontano, nel quale confluiscono negli anni i dati di diverse decine di migliaia di giocatori, ottenuti grazie ad amicizie sparse un po' ovunque calcolando le medie dei quotidiani di tutto il Mondo. Così è incaricato di supervisionare e mediare diversi trasferimenti importanti, con i quali quali riesce a mettere da parte una bella somma.

Tra quelli più eclatanti in cui ha operato da mediatore c'è sicuramente il passaggio di proprietà di Claudio Sala dal Napoli al Torino per 600 milioni nel 1969. Celebre anche un episodio relativo all'ultimo giorno di trattative del calciomercato estivo del 1973: il patron del Napoli Corrado Ferlaino acquista dalla Fiorentina Giorgio Braglia, ma nella sala bar dell'Hotel Gallia viene avvicinato proprio da Anconetani, che gli intima di stracciare il contratto del giocatore.

Romeo è convinto che Ferlaino non abbia rispettato il suo ruolo da mediatore di mercato. Il clima si surriscalda e Anconetani tira due schiaffi al numero uno del Napoli, salvo poi essere rettificato da un assistente che il giocatore da lui assistito si chiama Braida e non Braglia. Insomma, aveva incredibilmente preso fischi per fiaschi.

Personaggio poliedrico, sempre negli anni Sessanta, Anconetani prende il patentino di giornalista pubblicista e scrive di calcio sul 'Giornale del Mattino' di Firenze, utilizzando lo pseudonimo di Franco Ferrari.

La svolta, se così può essere definita, nel suo percorso calcistico Anconetani la fa nel 1973, quando si trasferisce a Pisa e col tempo si innamora della società nerazzurra. Così, nel 1978, ne rileva la proprietà per 300 milioni di Lire, ricorrendo ad uno stratagemma che ne denota la genialità: il club è intestato al figlio Adolfo, visto che Romeo è stato radiato, ma può figurare comunque nei quadri societari come 'consigliere per gli acquisti' grazie ad un singolare accordo con la Camera di Commercio cittadina.

Da quel momento in poi Romeo Anconetani e il Pisa diventeranno la stessa cosa e il club nerazzurro sarà protagonista di una scalata che lo porterà a diventare negli anni Ottanta e fino ai primi anni Novanta una delle provinciali più importanti del calcio italiano.

Subito nel 1978/79 il Pisa ottiene la promozione dalla C1 alla Serie B, in virtù di un piazzamento finale al 2° posto. I nerazzurri vincono anche il Derby col Livorno all'Ardenza.

La Serie B è solo l'inizio perché i toscani, guidati in panchina da Aldo Agroppi, nel 1981/82 grazie al 3° posto finale ottengono la promozione in Serie A, la 2ª della loro storia, 13 anni dopo l'ultima stagione disputata nel massimo campionato.

E proprio nel 1982 Romeo Anconetani riceve una bella notizia: per effetto dell'amnistia che segue alla vittoria dei Mondiali di Spagna da parte dell'Italia, diventa il presidente, anzi, 'Il Presidentissimo', come veniva chiamato, del suo Pisa.

Fra intuizioni geniali e mosse impulsive e discutibili con allenatori, giocatori e giornalisti, il padre padrone del Pisa lo conduce negli anni migliori della sua storia. La squadra, nella prima stagione in Serie A, il 1982/83, affidata al brasiliano Luís Vinicio, si salva e ottiene un 11° posto che rappresenta il miglior piazzamento di sempre.

Poi inizia un saliscendi con retrocessioni e ritorni in massima divisione. Saranno ben 4 in tutto le promozioni e altrettante le discese. Il Pisa, dopo la retrocessione del 1983/84, guidato da Gigi Simoni vince il campionato di Serie B nel 1984/85, salvo riscivolare nella Serie inferiore nella stagione successiva.

Nel 1986/87, ancora con Simoni alla guida, c'è la terza promozione, con il 1° posto ex-aequo con il Pescara. Quindi due stagioni in Serie A, con il 13° posto del 1987/88, ma nel 1988/89 ecco la terza retrocessione dell'era Anconetani, seguita da una nuova risalita nella massima Serie nel 1989/90 (2° posto in Serie B alle spalle del Torino con Luca Giannini in panchina). Il 1990/91 resta ancora oggi l'ultimo campionato di Serie A disputato dai toscani, che, dopo la 4ª discesa in B, non saranno più in grado di rinverdire i fasti degli anni Ottanta.

In mezzo anche due successi europei in Mitropa Cup, competizione nella quale il Pisa diventa un abitué nell'era Anconetani: i toscani si aggiudicano le edizioni del 1985/86 con un 2-0 in finale sugli ungheresi del Debrecen grazie alle reti di Colantuono e Kieft, e del 1987/88, in virtù di un 3-0 sugli ungheresi del Váci Izzo con le reti di Cecconi, Sclosa e Bernazzani.

Nel 1989 Anconetani organizza anche la Supercoppa Mitropa, che mette in palio un trofeo che mette di fronte le squadre vincitrici delle ultime due edizioni della Mitropa Cup, il Pisa e il Banik Ostrava. Proprio il Banik si aggiudica l'unica edizione mai disputata della competizione, in virtù del 3-0 casalingo e del k.o. per 3-1 all'Arena Garibaldi nella partita di ritorno, con il goal ospite che giunge nei tempi supplementari.

Sono anni, quelli della presidenza di Anconetani, in cui le grandi squadre devono sudare e faticare per conquistare i 3 punti in casa dei nerazzurri e le partite con Juventus, Milan, Inter, Roma e Napoli fanno registrare spesso il pienone. Gli allenatori vanno e vengono, con esoneri e ritorni frutto delle decisioni o dei capricci del momento di Anconetani. Non è un caso che nei 16 anni della sua gestione si alternano sulla panchina nerazzurra ben 22 tecnici.

Fra gli altri sono protagonisti all'Arena Garibaldi i già citati Agroppi, Simoni e Gianni, eroi delle promozioni, Luis Vinicio, il condottiero della miglior stagione di sempre del Pisa, ma anche Mircea Lucescu, nella sua prima avventura italiana, Beppe Materazzi, Bruno Bolchi e Vincenzo Guerini. Il record lo stabilisce Zibí Boniek, che 'scappa' appena tre ore dopo la firma sul contratto.

Il suo database cartaceo si amplifica ulteriormente, grazie ad una fitta rete di osservatori in giro per il Mondo, e arriva a contenere 40 mila nomi. In nerazzurro passano buoni giocatori, italiani e stranieri, frutto delle intuizioni del 'Presidentissimo', e con loro anche bidoni e carneadi. Fra gli italiani si ricordano, ad esempio, il portiere Alessandro Nista, i difensori Dianda e Faccenda, i centrocampisti Cuoghi, Dolcetti, Sclosa e Cristallini, oltre ad un giovane Massimiliano Allegri, e gli attaccanti Piovanelli, Incocciati e Paolo Baldieri.

Fra gli stranieri brillano sotto la Torre pendente il danese Klaus Berggreen, prelevato dal Lyngby per 270 milioni di Lire e rivenduto 4 anni più tardi, dopo aver scritto pagine di storia del Pisa, per 4 miliardi, l'olandese Wim Kieft, Scarpa d'Oro 1981/82, ingaggiato dall'Ajax per 760 milioni e rivenduto tre stagioni più tardi per 5 miliardi, il mediano brasiliano Carlos Dunga, futuro campione del Mondo col Brasile a USA '94, acquistato nel 1987 dal Vasco da Gama per 600 milioni e rivenduto nel 1988 alla Fiorentina per un miliardo, e ancora Diego Pablo Simeone, José Antonio Chamot ed Henrik Larsen, ala danese campione d'Europa nel 1992 in Svezia.

La leggenda vuole che per comprare Simeone e Chamot, durante l'estate del 1990, Anconetani abbia deciso di prenderli via fax scegliendoli fra le foto di diversi calciatori:

Ma nemmeno ad Anconetani tutte le ciambelle possono riuscire col buco: deludono le attese su tutti la raffinata mezzala olandese Mario Been, che nel 1984 era stato votato 'Miglior talento dell'anno' in Eredivisie precedendo addirittura un certo Marco Van Basten, il roccioso difensore inglese dai muscoli fragili Paul Elliott, l'uruguayano Jorge Caraballo e l'attaccante belga Francis Severeyns.

Tutti volti e protagonisti che contribuiscono comunque, in un modo o nell'altro, a rendere magici quegli anni in cui il calcio italiano era il migliore al Mondo.

La voce stridula e roca di Romeo non risparmia nemmeno i giornalisti, spesso vittime designate delle sue sfuriate durante le interviste o nelle conferenze stampa.

Durante gli anni di gestione del Pisa, Anconetani è anche conosciuto come 'Il Vescovo di Pisa', come lui stesso ama definirsi: è fortemente religioso ma anche molto scaramantico, e questa duplice caratteristica la riflette anche nel suo modo di essere presidente.

Così costringe i giocatori ad andare scalzi in pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Montenero e a fare un viaggio a Lourdes, mentre nel dicembre del 1990, prima di una delicata partita interna contro il Cesena, arriva a spargere 26 chilogrammi di sale a bordocampo nel prato dell'Arena Garibaldi. Il rito profano ha evidentemente effetto, dato che i nerazzurri si aggiudicano poi la partita per 3-2.

Speciale è il rapporto con i tifosi, che si coccola con promesse di grandi acquisti e frequentando la curva, diventando, di fatto, un idolo degli ultras. Tra gli anni Ottanta e Novanta è anche l'unico presidente ospite e al contempo co-conduttore di una trasmissione sportiva, il programma di '50 Canale' 'Parliamo con Romeo', che va in onda fino alla fine della sua presidenza.

Presidente sui generis, visto che è anche l'unico nella sua epoca a non essere un imprenditore, al contempo autoritario e illuminato, il suo regno si chiude nel 1994 dopo alcune stagioni amare.

Si spezza anche l'idillio con i tifosi, che sempre erano stati dalla sua parte, soprattutto dopo la proposta di fondere le squadre di Pisa e Livorno creando il Pisorno, che non riscuote i favori sperati, e nel 1993 viene fatto oggetto del lancio di una bottiglia di vetro, che lo ferisce e per miracolo non gli costa la perdita di un occhio.

La retrocessione in Serie B del 1991 lascia il segno e il declino sportivo e il dissesto finanziario inducono 'Il Presidentissimo' del Pisa a fare un passo indietro nell'agosto del 1994, 16 anni dopo aver acquistato il club, dopo il fallimento della società.

Resta per qualche anno nel Mondo del calcio collaborando con il Milan e il Genoa, dall'alto della competenza acquisita in tanti anni di calcio. Appare per l'ultima volta in pubblico il 26 maggio 1998, in occasione della festa dei 90 anni del Pisa, nel frattempo rifondato e rinato.

Se ne va in silenzio il 3 novembre 1999 all'età di 77 anni, e al suo funerale celebrato nell'Arena Garibaldi, lo Stadio è stracolmo di persone che vogliono dare il loro ultimo saluto al 'Presidentissimo'.

Dal 2001 l'impianto porta anche il nome dello storico patron, che nella sua gestione aveva fatto vivere al Pisa gli anni più belli della sua storia calcistica, e che insieme ad altre figure dell'epoca romantica del calcio, come Angelo Massimino ed Antonio Sibilia, è destinato per sempre ad essere ricordato come unico e inimitabile.