Snack (troppo) salati: in UK sette prodotti su dieci hanno troppo sale

2022-08-08 11:38:44 By : Mr. Jack Zhang

Agnese Codignola 28 Marzo 2022 Etichette & Prodotti 1 Commento

Gli snack in vendita nei principali gruppi della grande distribuzione britannica molto spesso sono pieni di sale e non di rado di grassi saturi e zuccheri. Rientrano quindi nella categoria dei junk food e andrebbero riformulati in modo radicale. Lo chiede a gran voce Action on Salt, il centro della Queen Mary University di Londra, che ha appena condotto una delle sue accurate indagini, pubblicando sul suo sito quanto scoperto.

Gli esperti hanno analizzato ben 360 snack salati acquistati da Subway, Tesco, Sainsbury’s, Morrisons, Boots, Co-op, Asda e Shell. È stato scoperto che circa sette prodotti su dieci tra quelli inclusi nei meal deal (offerte combinate di alimenti e bevande) avevano quantità di sale ben al di sopra di quelle consigliate. Altrettanto alte erano i livelli di grassi saturi e di zuccheri, fino a rappresentare, in poche decine di grammi, anche più di un terzo dell’apporto nutrizionale giornaliero per queste categorie. Considerando che nel Regno Unito, in media, chi lavora nelle città compra un meal deal almeno tre volte alla settimana, ben si capisce l’allarme.

Per esempio, nella lista dei prodotti testati figura una bustina di olive che contiene 2 grammi di sale, cioè l’equivalente di cinque confezioni di arachidi salate pari a più di un terzo del sale da assumere nell’intera giornata (5 grammi, secondo le raccomandazioni dell’Oms). Valori simili si ritrovano in alimenti come il cornish pasty, un fagottino di carne e verdure molto popolare, e in prodotti simili come i roll con ripieno di salsiccia o, ancora, nelle numerose declinazioni della carne secca: l’eccesso di sale si vede soprattutto quando è presente appunto la carne (probabilmente perché già lavorata e quindi salata ancora prima di entrare a far parte della ricetta). Ma lo stesso si trova nei formaggi: una porzione di ‘mini cheddar’ è salata quanto tre Babybel. Inoltre, quasi sempre, i meal deal con panini al pollo, sono più salati di un hamburger di McDonald’s con le patatine fritte (per esempio quello di Sainsbury’s che contiene 5,3 grammi di sale a porzione, cioè l’intera quantità massima giornaliera raccomandata, senza alcuna segnalazione né una tassazione specifica).

Se si valutano nel loro insieme i valori di sale, grassi e zuccheri, il 70% degli snack rientra a pieno titolo nella famiglia del junk food. I prodotti peggiori sono quelli di Subway e Asda che propongono, nell’82% dei casi, alimenti con quantità molto elevate dei tre nutrienti, seguiti da Co-op e Shell con tre quarti degli snack considerati insalubri, mentre Morrisons vende anche qualcosa di più sano, anche se il 63% degli snack è da bollino nero. La cosa abbastanza preoccupante è che  il 63% di questi prodotti vanta una qualche qualità positiva per la salute. I consumatori sono di fatto ingannati con l’effetto ‘heatlh halo’, e non hanno strumenti per capire che stanno mangiando qualcosa di poco sano. Non tutti i marchi, comunque, sono uguali: se Morrisons, con i suoi snack salati, sfora i limiti nel 46% dei casi, Sainsbury’s si ferma al 19%, ed è anche migliore degli altri per la presenza di proposte alternative.

Il commento non può che essere un invito al governo affinché introduca limiti precisi, visto che due decenni di inviti a ridurre il sale, e di impegni delle aziende, non hanno portato ad alcun risultato significativo. Nel frattempo, chiede infine Action on Salt, le aziende dovrebbero riformulare i prodotti sotto accusa e proporre sempre alternative più salutari e in linea con le indicazioni delle società scientifiche. 

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